Ricostruzione e politica, ultime da Haiti

Sono a Port au Prince da qualche giorno.
Una missione ‘ lampo’ .
Pochi giorni per prendere contatto con le autorità locali e pianificare un nuovo intervento di ANPIL sul territorio.
Finalmente dopo mesi di inattività qualcosa si muove….
In alcune zone di Port au Prince si comincia a rimuovere le macerie.
O meglio : il governo ha dato ordine di rimuovere le macerie cominciando dai palazzi governativi che sono crollati.
Il municipio di Port au Prince e l’ Agenzia delle Entrate, solo per citarne qualcuno, sono stati completamente ‘ ripuliti’ . Al cumulo di macerie si è sostituito un campo vuoto desolante. Non ci sono al momento progetti di ricostruzione.
Su indicazione del Governo è stato detto alla popolazione che, chi vuole, può cominciare, a proprie
spese ovviamente, a togliere le macerie per accumularle sulla strada: alcuni camion passano durante la notte a raccoglierle per depositarle fuori città.
E’ quindi ora molto difficile la circolazione per la città.
Difficile e pericolosa.
I detriti spostati sulle strade creano ostacoli che alimentano il traffico già caotico e le continue piogge torrenziali che hanno cominciato a riversarsi su Port au Prince non fanno che trascinare questi detriti dappertutto….
Fonti ufficiali del Governo affermano che siamo al 2% del lavoro che ci sarebbe da fare per ‘ ripulire’ completamente la città….
A un mese dalle elezioni presidenziali la città appare tappezzata da una miriade di manifesti dei candidati.
Su 35 nomativi proposti, solo 19 hanno ottenuto di potersi candidare.
La vera battaglia dei voti si giocherà però su una rosa di 5 nomi : gli unici che possano concentrare un numero significativo di voti.
Alcune donne, tra cui Madame Manigat, favorita, moglie di un ex Presidente di Haiti, Jude Celestin, candidato del partito di Preval, attuale Presidente uscente di Haiti e Charles-Henry Baker, esponente dell’ alta borghesia haitiana, molto amato sia nella capitale che nella provincia.
I rischi e i timori di brogli elettorali sono all’ ordine del giorno e molti sono i dubbi sulla reale ed effettiva partecipazione del popolo al voto.
500.000 persone vivono ancora nelle tendopoli. Molti di loro non hanno più i documenti.
Nessuno ha ancora spiegato come verranno risolti i problemi di carattere logistico e organizzativo.
Per non parlare degli sfollati che si sono trasferiti nelle città della Provincia.
Se a questo aggiungiamo che la campagna elettorale è cominciata da appena qualche giorno e le elezioni sono previste il 28 novembre….
Ci sono fortissime aspettative da queste elezioni. E anche la tensione appare evidente.
Manifestazioni di scontento occupano le piazze quasi ogni giorno.
Scontento nei confronti delle Nazioni Unite che con i loro contingenti ‘ occupano’ la Capitale senza offrire alcun aiuto nella ricostruzione in quanto ‘ impegnati in attività di controllo dell’ ordine pubblico’ : ma davvero Port au Prince ha bisogno di così tanti militari (parliamo di qualche migliaio) armati fino ai denti che pattugliano la città ?
Scontento nei confronti delle ONG. Mi è capitato assai spesso di leggere sui muri ‘ Aba ONG’ (‘ abbasso le ONG’ ) e altre frasi molto esplicite che invitano a lasciare il Paese : le stime ufficiali parlano di 5.000 Ong presenti a Port au Prince, ma di fatto…invisibili. Cosa fanno ? Chi aiutano ?
La popolazione, soprattutto gli abitanti delle tendopoli hanno sempre più consapevolezza di essere al centro di un enorme Business degli aiuti umanitari… Dove sono gli aiuti ?
Molte sono state le promesse…ma pochissimi sono i soldi che sono arrivati in Haiti per la
ricostruzione.

Massimiliano Salierno

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