NOTIZIE DA HAITI
Siamo a Port au Prince.
Sono passati 3 mesi dal giorno del terremoto che ha devastato gran parte della città e siamo in missione per verificare i progetti avviati da ANPIL e impostarne di nuovi con la collaborazione delle autorità locali.
Mi sorprende vedere come nulla sia cambiato dalla nostra ultima discesa di marzo.
Case pericolanti, macerie ovunque.
Il centro della città, quello che è stato maggiormente danneggiato, sembra la fotografia dei primi istanti seguiti al terremoto.
Nonostante la presenza di ingenti apparati militari e di migliaia di soldati provenienti dalle nazioni piu’ disparate, nessun area della città è stata ancora messa in sicurezza e nel “Ground Zero” di Port au Prince, a parte gli haitiani, non si vede nessun contingente all’opera per smuovere macerie e cominciare un’opera di smaltimento.
Cosa fanno allora tutti questi soldati qui a Port au Prince?
Qual è il loro compito ?
Andando in giro per la città, oltre alle tendopoli in cui vive la povera gente, ci imbattiamo nei numerosi accampamenti di questi militari.
Sembrano allestiti come se fossero in stato di guerra. Centinaia di veicoli blindati, camionette con annesse postazione per la mitragliatrice, mezzi anfibi,….
Ma a cosa servono?
A Port au Prince non ci sono atti di sciacallaggio, la popolazione è tranquilla…rassegnata, non c’è tensione che faccia presagire ad una rivolta popolare.
Non sarebbe meglio impegnare queste forze (comunque costose !) in una attività di messa in sicurezza della città ?
Assistiamo invece a imbarazzanti parate giornaliere dei militari che, a bordo delle camionette e con i fucili puntati ad altezza uomo, girano per Port au Prince in una sorta di perlustrazione armata di una città che è invece assolutamente pacifica.
Quando poi si entra nella vasta zona centrale della città, il “Ground Zero”, non si vede piu’ neanche l’ombra di un militare.
Là dove ci sarebbe bisogno di portare aiuto…non c’è nessuno !
Gli haitiani stanno progressivamente riappropriandosi delle zone della città che il terremoto aveva reso deserte. Sono obbligati !!!
Li vedi spostare a mani nude i detriti, accatastare materie, tagliare i ferri sporgenti con seghetti improvvisati.
Insomma sono gli haitiani stessi che stanno cercando di “ripulire” la loro città, senza avere il supporto e l’aiuto dei macchinari che sarebbero necessari.
Abbiamo contato, nel nostro giro nel Centro città, 10, forse 12 caterpillar….in una zona dove ne servirebbero almeno 200 !!!
E di quei 12 caterpillar visti, 4 erano impegnati nel cortile del Palazzo Nazionale che viene progressivamente demolito.
“Gli aiuti promessi dove sono ?” “Qui non si è visto nessuno !”
Queste sono le frasi che sentiamo ripeterci mentre attraversiamo a piedi il Centro città.
In effetti, se ci guardiamo attorno, le nostre sono le uniche facce bianche che vediamo e noi siamo gli unici stranieri, almeno in quella zona.
Il piccolo commercio è ripreso, anche se gli ambulanti con i loro banchetti, a loro rischio e pericolo, si mettono con i loro banchetti a ridosso degli edifici pericolanti.
Port au Prince è la dimostrazione concreta di quanto tutte le nostre teorie sulle norme di sicurezza, i protocolli, le procedure, che tanto spazio occupano nella cultura di casa nostra, qui siano solo un… optional !!
La ricostruzione di Port au Prince non è ancora cominciata.
La demolizione degli edifici pericolanti stenta a partire.
Sono oltre 90.000 gli edifici dichiarati inagibili e da abbattere.
Tutto è ancora come il giorno dopo il terremoto.
L’imponente macchina degli aiuti si è messa in moto, certamente, ma pare solo per raccogliere migliaia di euro che, ancora oggi, non si capisce dove siano finiti….
Dove sono gli aiuti promessi ?
Una recente stima conta oltre 10.000 le organizzazioni umanitarie presenti nella sola Port au Prince.
Ma dove sono tutte queste organizzazioni ?
Abbiamo avuto modo di vistare alcune tendopoli della città.
Sono ufficialmente 415, ma il loro numero reale nessuno lo sa.
Gli sfollati si stimano essere 500.000.
Non c’è l’ombra di alcuna organizzazione umanitaria !!!!!!!!
Gli haitiani sono bravissimi : le loro tendopoli, anche se allestite a volte con teli di fortuna, sono dei veri e propri villaggi nella città. C’è chi cucina, chi lava, c’è la zona per fare giocare i bambini, c’è la zona dove si può fare un piccolo commercio….
Ci sono organizzazioni anche italiane che hanno raccolto milioni di euro : cosa stanno facendo e dove ?
Ormai è evidente ciò che tutti sanno da tempo anche se è politically uncorrect affermarlo : i cataclismi e i disastri sono una enorme occasione per fare soldi sulla pelle delle vittime e sulla buona fede di chi emotivamente decide di donare qualcosa.
Se è vero che nella notte del terremoto dell’Abruzzo, qualcuno si messo a ridere pensando al business della ricostruzione, siamo sicuri che qui in Haiti, e in Italia, in certe organizzazioni e Fondazioni, si sono stappate bottiglie di champagne !
Cari italiani : venite in Haiti !!!
E’ di scena il GRANDE BLUFF degli aiuti !
MAX
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