Incontro Italia Haiti

Siamo a Port a Prince.
Ad Anpil è stato chiesto di organizzare un coordinamento tra alcune realtà laiche e religiose italiane operanti su
l territorio.
Si tratta principalm
ente di preti e suore che da anni, con instancabile energia e coraggio operano negli slum piu’ poveri di Port au Prince nelle condizioni piu’ difficili.
L’emergenza del terremoto ha sicuramente accentuato un disagio esistente da anni ed ha moltiplicato in modo esponenziale le necessità.

E’ per questo che ANPIL, che conosce da tempo ognuno degli italiani coinvolti nel coordinamento,
ha accettato volentieri di dare una mano e si è offerta di dare voce a persone che 24 ore su 24 sono al servizio dei piu’ poveri, ma che purtroppo non riescono ad avere la giusta visibilità in Italia e quindi non riescono a richiedere in modo efficace, ed ottenere, gli aiuti adeguati di cui avrebbero bisogno.
L’incontro è stato fortemente voluto da madame Benoit Geri, ambasciatrice in Italia per Haiti, anch’essa presente nella capitale Haitiana.
Queste le persone italiane invit
ate : suor Anna, suor Marcella, suor Luisa, suor Franca, padre Crescenzo, padre Noli, padre Mauro, padre Giuseppe, l’AVSI e ovviamente ANPIL.
Al gruppo italiano si sono aggiunti Fratel Herman e Suor Majorie, religiosi haitiani che collaborano con Anpil e madame Magalie Racine, responsabile della BIC, associazione laica di Port au Prince.
L’obiettivo dell’incontro è stato innanzitutto far conoscere all’ambasciatrice quante realtà italiane

operano
sul territorio, in quali settori (educativo, sanitario, …), con quali mezzi, e in quali zone della città, al fine di studiare un modo per coordinare non solo le attività di intervento a Port au Prince, ma anche tutte quelle attività di supporto necessarie in Italia.
Lo stupore dell’ambascatrice nell’ascoltare quanto viene giornalmente fatto da tutte queste persone è stato sicuramente la misura della scarsa , se non nulla, informazione che in Italia è circolata sulla presenza italiana in Haiti.
Difficile descrivere in breve quanto fanno queste splendide persone.
Suor Anna, suora salesiana, da 55 anni in Haiti, gestisce con le sue consorelle numerosi orfanotrofi e attualmente stanno ospitando nelle loro strutture, tendopoli con oltre 7.000 persone.
Suor Marcella, suora francescana, lavora, da sola, in uno dei posti peggiori di Port au Prince, Wharf Jeremie, un immenso quartiere-baraccopoli di oltre 160.000 anime a ridosso del porto e sviluppatosi sopra la discarica della Capitale.
Il suo dispensario, allestito in una struttura in affitto, è inagibile, ma grazie all’intervento della Protezione Civile Italiana, che le ha allestito delle tende da campo, ha potuto riprendere la sua preziosissima opera di assistenza.
Suor Luisa e suor Franca, piccole sorelle de Vangelo, sono attivissime nel settore educativo. La loro scuola, non ancora dichiarata agibile, è stata prontamente sostituita da tende della Protezione Civile e i bambini hanno potuto finalmente riprendere la scuola.
Padre Crescenzo è invece impegnato sul fronte sanitario attraverso l’ospedale Camilliano, sicuramente l’ospedale piu’ grande e meglio attrezzato di Port au Prince.
L’ospedale ‘ stato attivissimo sin dai primi momenti del terremoto accogliendo feriti e svolgendo tutte le operazioni e le cure necessarie.
I medici hanno operato senza sosta 24 ore su 24, continuando ad operare anche quando, purtroppo, sono terminati gli anestetici.
“E’ stata un’esperienza durissima, ma noi eravamo lì, si dal primo momento !”.
E’ stato imbarazzante constatare come anche la stessa ambasciatrice non fosse pienamente al corrente dell’esistenza di attività così importanti ed efficaci i cui benefici arrivano ad oltre 60.000 persone.

Purtroppo anche l’ambasciatrice è stata vittima di una campagna informativa che ha fatto pensare che in Haiti ci fossero solo alcune organizzazioni e Fondazioni a rappresentare la presenza italiana, quando , in realtà il vero orgoglio dell’italianità le era seduto proprio di fronte !
Tutti comunque hanno lamentato la scarsa visibilità che l’opinione pubblica italiana ha riservato loro e la sconcertante opera di monopolizzazione dell’informazione che è stata fatta da alcune Fondazioni italiane, attive peraltro in modo assolutamente marginale.
Le informazioni circolate in italia sono state “non corrette”, sulla reale situazione in Haiti nei primi momenti dell’emergenza.
L’azione di questi preti e suore, quotidiana, importante, efficace, è stata resa invisibile dall’arroganza di chi ha fatto credere volutamente, e per scopi facilmente intuibili, che in Haiti ad operare, fosse solo la propria organizzazione o Fondazione.
Un’informazione drogata e condizionata non ha fatto altro che soffocare l’azione di queste persone che nel silenzio e nell’onestà del loro lavoro , e senza la processione di attori, artisti, cantanti e chi piùnehapiùnemetta, hanno compiuto e compiono ancora oggi veri e propri miracoli !!!!
Come coordinamento, ANPIL vorrebbe aiutare queste persone cercando non solo di veicolare le loro richieste di aiuto in Italia, ma anche adoperarsi affinchè gli aiuti umanitari possano giungere a destinazione senza sprechi di tempo e soprattutto di denaro.
“Ma dove sono finiti i soldi degli italiani ?”

“Possibile che nessuno si ponga delle domande in Italia?”
A queste domande noi di ANPIL non possiamo rispondere, anche se qualche risposta ci verrebbe molto spontanea….
Ciò che maggiormente ci scandalizza è il business che si è creato attorno all’emergenza di Haiti.
Migliaia di euro e poi constatare che in Haiti sono arrivate le ‘briciole’.
Sono personalmente indignato nel pensare cosa potrebbe fare suor marcella nella baraccopoli in cui opera con solo un decimo di quanto raccolto da certe Fondazioni (stando alle voci che circolano) o cosa potrebbe fare padre Crescenzo nel suo Ospedale.
E invece sono costretti a fare salti mortali per avere qualche gazebo e qualche tenda il cui valore non supera i 5.000 euro. !!!
Tutto ciò è vergognoso !
“Basterebbe un solo giornalista che sa fare il suo mestiere, che venisse a Port au Prince, così capirebbe subito come funzionano le cose qui !!!”
Raccogliamo l’appello e lo rilanciamo !
“Solo la Protezione Civile Italiana ci ha dato una mano, ma ora il campo è concluso e sono ripartiti. Ma qui l’emergenza non è finita.”
Anpil cercherà di fare ogni sforzo possibile per aiutare e per “fare” aiutare queste persone che concretamente si danno da fare ogni giorno.
Il primo impegno sarà l’invio di 3 container dall’Italia ad opera di ANPIL. Invieremo circa 90 tonnellate di materiale. Materiale espressamente richiesto e che certamente non verrà sprecato.
Faremo una lista di quanto occorre. Chiediamo l’aiuto di tutti coloro che vogliano darci una mano.
Cosa possiamo garantirvi ?
Solo la nostra onestà.

Autore: Max

Commenti

Anonimo ha detto…
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